Veniamo da luoghi diversi,
che non devono necessariamente essere sulla terra,
e ci battiamo su chi ha ragione.
Anche se sappiamo a malapena qualcosa.

Crediamo ai nostri occhi,
anche se percepiscono a malapena qualcosa.
E questo non lo vediamo mai.
Non vediamo il mondo reale,
lo guardiamo, ma non lo vediamo,
quello che vediamo non è nemmeno un riflesso.
L’occhio è limitato, molto,
nella percezione.
Eppure potremmo vedere attraverso,
ma abbiamo paura.
Abbiamo paura di vedere l’orrore,
che ci ha rinchiuso nel nostro piccolo mondo.
Dal quale non troviamo uscita.

Eppure qua e là si trova qualcuno,
che prova, ma subito lo attacchiamo,
subito è strano,
anche se i più strani siamo noi,
noi stessi, che ci consideriamo normali,
ma siamo solo marionette in un gregge, che corre perduto nell’abisso.

Non riusciamo ad andare per la nostra strada.
Temiamo il giudizio che noi stessi esercitiamo sui diversi.
Sì, temiamo noi stessi,
e alcuni chiamano questo inferno.
E persistentemente, persistentemente perseveriamo in esso,
così che persino il sole gira intorno a noi, non solo noi intorno a lui,
così che le vite si precipitano,
si accendono e si spengono,
e ancora perseveriamo nella lite,
litighiamo con la nostra anima,
la sminuiamo, la calpestiamo, la disprezziamo,
e questo non lo comprendiamo.

Qua e là c’è qualcuno che la ascolta,
anche se marionette perdute, senz’anima,
camminano sopra di lui e giocano ai giusti,
regole sappiamo che hanno scritto loro stesse,
pensano che l’etica sia in loro,
anche se non sanno nemmeno cosa questo significhi.

L’etica è l’anima, che a malapena qualcuno ascolta,
e solo loro sanno cosa questo significa,
tutti gli altri vagano e si mordono nell’oscurità.
E questo è il nostro mondo meraviglioso,
che tanto adoriamo,
che divoriamo tutto ciò che striscia,
se non è gustoso, allora lo calpestiamo.

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